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Autosabotaggi a gogò

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Abitudini e convinzioni sono tutto nella vita

Avere buone abitudini può fare la nostra fortuna, mentre le cattive abitudini possono anche distruggerci. Le abitudini si formano attraverso i comportamenti, ossia grazie alla ripetizione di determinate azioni.

Alla base delle nostre abitudini, comportamenti, pensieri e azioni ci sono le nostre convinzioni che sono per lo più inconsce. Se sei convinto di farcela, di essere all’altezza della situazione, di meritare il successo, stai tranquillo che raggiungerai qualunque traguardo. Ma se, al contrario, sei convinto di non essere capace, che è impossibile fare una data cosa, o peggio ancora, che non meriti niente, allora la tua vita sarà un inferno perché non riuscirai mai in nulla!

Se sei convinto di farcela, sei anche molto sicuro di te stesso e niente può fermarti.

Le convinzioni limitanti sono la causa dei conflitti interiori o autosabotaggi.

E’ importantissimo quindi riconoscerle, perché una volta individuate le proprie convinzioni negative, diventa relativamente facile trasformarle in convinzioni positive e potenzianti.

Una delle convinzioni limitanti più comune, che è tipica delle persone pessimiste, è: “Io non ci riesco, non sono capace”. Ora, non è dannoso tanto il fatto di non riuscire a fare una certa cosa, ma che non ci proviamo neppure. Se non proviamo come possiamo imparare? All’inizio si è sempre imbranati.

Se vai a scuola di ballo troverai sempre una o più coppie affiatate che riescono ad imparare abbastanza facilmente i nuovi passi, mentre tu e la tua partner vi ritrovate spesso a litigare su chi ha sbagliato! Dovresti invece capire che quella coppia è più brava perché ha al suo attivo già molte ore di ballo! E se non sai riparare la persiana di casa tua, o il rubinetto che scorre, e tua moglie è costretta a chiamare il tuo vicino che è abilissimo in queste cose, non è perché tu non sei capace o sei un buono a nulla, ma soltanto perché non ti ci sei mai messo a fare quelle cose. Ricorda che nessuno nasce imparato.

Un’altra convinzione limitante è credere che “è impossibile” fare una data cosa. Se “credi” che sia impossibile non ci riuscirai mai, anzi non ti metti neanche alla prova. E diventi sempre più apatico e pessimista. Non solo, ma col tuo disfattismo influenzerai negativamente anche i tuoi familiari, i tuoi amici e i tuoi conoscenti. In effetti questa convinzione somiglia molto a quella precedente. Dunque, c’è sempre un inizio a tutto e l’inizio è sempre difficile e scoraggiante. Ma mai si inizia, mai s’impara e si diventa bravi!

La convinzione più sabotante però è sicuramente quella di chi dice: “Io non lo merito!” Se non ti senti meritevole di nulla ti saboterai tu stesso proprio quando sei in dirittura d’arrivo. Sarai magari il classico secondo, o il quarto, non salirai mai sul podio perché hai paura di metterti in vista. Hai paura del successo perché dentro di te c’è la convinzione inconscia che non lo meriti. Spesso questa convinzione distruttiva è causata da sensi di colpa, e qui si dovrebbe aprire un lungo discorso che ci porterebbe fuori tema.

Ora è chiaro che queste tre convinzioni -non sono capace, non è possibile, non lo merito- sono assai invalidanti, ma in realtà si tratta di convinzioni errate, non vere, false, e pertanto, falso per falso, non è meglio dirsi: “io sono capace, tutto è possibile, io sono meritevole”?

Le frasi motivanti possono diventare convinzioni potenzianti attraverso la ripetizione in modo da acquisirne l’abitudine. L’abitudine buona deve scacciare quella cattiva. Infatti, si può sradicare una vecchia abitudine invalidante, ormai ben consolidata, soltanto se la si sostituisce con una nuova abitudine potenziante. Ora non basta ripetersi fino alla noia “Io sono capace” o “Io sono meritevole” perché la voce da sola è poco convincente. Io ho trovato invece che scrivere le frasi potenzianti è estremamente efficace perché la scrittura si fa con la mano che p una parte molto attiva del corpo, e (come vado dicendo da tempo) il corpo non è altro che il famoso inconscio; e dunque, scrivendolo sulla carta, un proposito diventa molto più chiaro, penetrante ed incisivo perché arriva direttamente all’inconscio, al pilota automatico, alla nostra parte creativa.

Vero è anche il fatto che bisogna pensare e desiderare intensamente qualcosa ed essere in grado di passare all’azione per poterla ottenere. Se invece il desiderio è debole, se la sua realizzazione non ci emoziona e non ci provoca entusiasmo ed eccitazione, è facile che ci rinunciamo alle prime difficoltà. Per riuscire nei propri obbiettivi è necessario impegnarsi a fondo perché i miracoli come quelli descritti nel libro “The secret” avvengono assai raramente, anzi mai. Se non ti dai da fare tu in prima persona, se non ti rimbocchi le maniche, se non apprendi nuovi metodi o nuove strategie, insomma se non colmi le tue lacune, ti assicuro che non riuscirai ad “attrarre” un bel nulla dall’universo! Secondo me, la tanto decantata legge di attrazione, se male interpretata, potrebbe fare più danni della stessa pigrizia!

Un’altra convinzione limitante è quella di chi dice: “C’è troppa ingiustizia nel mondo!”; oppure: “Vanno avanti soltanto i raccomandati!”. Si tratta di convinzioni molto invalidanti perché provocano non solo un’inutile sofferenza, ma ci fanno diventare anche ribelli e cinici, oppure ci fanno sentire impotenti e apatici. In genere, non si può fare assolutamente nulla contro le tante ingiustizie del mondo.

Per esempio, io mi chiedevo spesso perché nelle grandi città ci sono sempre tanti barboni che rovistano nei bidoni della spazzatura e che dormono nei cartoni all’aperto. E’ mai possibile che le autorità siano così insensibili da non prendersi cura di loro? Ed è sicuramente proprio la “presunta” ingiustizia del mondo la convinzione (pessima!) che spinge tanti giovani rivoluzionari a sfidare la polizia e la legge, compromettendo spesso il proprio avvenire e la pace dei loro genitori….

Anche questo è un lungo discorso che ci porterebbe fuori tema. Comunque, la mia convinzione è che la natura racchiude su un cerchio tutte le situazioni possibili e immaginabili. Infatti nel creato ci sono cose estremamente piccole e altre estremamente grandi, senza soluzione di continuità. E quindi, se ci sono tanti miliardari così ricchi che ormai non sanno neanche che farsene dei propri soldi, ci sono anche tantissimi poveracci che non hanno di che vivere. Secondo me, non è la società malata che crea tali assurdità, ma è la natura stessa che ha bisogno di completarsi, sia pure in modo (per noi) perverso. Fatto è che tolti dalla strada alcuni barboni, ne arrivano altri a prenderne il posto.

Queste considerazioni ci portano ad un’altra convinzione assai limitante di cui intendo parlare prima di chiudere il mio breve discorso sull’autosabotaggio. Soprattutto i giovanissimi danno spesso la colpa dei loro dispiaceri e/o insuccessi ai genitori, alla società, a Dio stesso, a qualche loro difetto fisico, o agli errori del passato. Ora la cosa più importante da apprendere, che segna il passaggio dalla ribelle adolescenza alla quiete maturità, è proprio l’acquisizione del senso di responsabilità.

La cosa più importante che devono capire i ragazzi -e non solo loro…- è che la responsabilità è sempre personale e mai esterna a noi.

Dare la colpa agli altri è un alibi molto comodo, ma anche pericoloso perché crea frustrazioni a ripetizione. Se non si acquisisce questa convinzione decisamente potenziante, fondamentale per il proprio stesso destino, non si prenderà mai atto di ciò che è, si cercherà di cambiare la realtà che non ci garba senza poterci riuscire, si vivrà di sensi di colpa, di rancore, di lamentele e di sogni impossibili, anziché fare l’unica cosa utile e necessaria: accettare subito la realtà e rimboccarsi le maniche per colmare le proprie lacune in modo da recuperare il tempo perduto! Persino chi nasce con un difetto fisico può trasformarlo in prerogativa, in un vantaggio -e la televisione ci suggerisce parecchi esempi-, anziché farsene un dramma e dare la colpa al proprio DNA.

Avere un atteggiamento positivo anziché negativo verso la vita, interpretare o reinterpretare il proprio passato in chiave positiva, è sufficiente a trasformare presunti fallimenti in esperienza utile e in un vero e proprio trampolino di lancio cambiando decisamente in meglio il proprio destino.

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